Donna, “scAlzati” e cammina sette storie contro la violenza

Il numero sette a farla da padrone: sette storie, sette donne, sette stanze che vengono percorse da due attrici che sono diversi personaggi da cui apprendiamo il fascino dell’universo femminile, al modo di chi tale mistero lo conosce talmente bene da renderlo attraverso la tragicomicità. Dalla posta del cuore alle donne in vetrina, passando per le donne monche, tutte e ognuna tentano di riappropriarsi della propria dignità, a botta di un’unica arma, la parola. Degni di nota i costumi (Micaela Colella) e le luci di Tea Primiterra, capaci di far sentire il pubblico a casa, in strada, nei luoghi di lavoro, affinché chi è di fronte alle attrici avverta che il gioco si fa sempre più serio, vero, pertanto è utile intervenire, esserci, non essere spettatori.

Attraverso un testo irriverente e ironico e due attrici in stato di grazia, il pubblico fa esperienza di storie, che diventano corpo e anima, sangue e sudore, per mezzo di un racconto plurale sulla violenza. Da qui si parte per un percorso che invita a (ri)alzarsi e (ri) prendere la strada, tralasciando la retorica del grido fine a se stesso, e piuttosto armandosi di piedi che sappiano sorreggersi su tacchi fatti di carne e ossa. La voce è l’unica capace di urlare e obbedire a quell’alzati e cammina di evangelica memoria, ma mai così imperativo categorico, terrenamente vissuto.E’ difficile comprendere dove inizia la verità e smette la finzione in questo lavoro, perché quando si parla di violenza sulle donne, è difficile credere che tutto ciò possa essere ancora vero. (…)

Giancarlo Visitilli